2. Il vaso

di Charlie Foo |

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Mi preparo un altro caffè e poi sono pronto a ricevere il prossimo cliente che sarà qui fra mezz’ora e sarà l’ultimo della giornata. Oggi ne ho ricevuti tre in totale ed ognuno di loro avanzava pretese su rampe di scale e stanze da allargare che nemmeno un avanguardista avrebbe potuto accontentarli. Mi siedo sulla poltrona girevole e chiudo gli occhi per qualche secondo inspirando profondamente l’aroma del caffè che stringo fra le mani. Il campanello del mio appartamento inizia a suonare improvvisamente e a lungo. Poggio la tazza di caffè e vado ad aprire: di fronte a me c’è un uomo grasso che non ho mai visto, mi allunga una mano, dice di essere il signor Mercedes. Dice che possiede un bar molto lontano da lì, in periferia, ma che ha bisogno di ristrutturarlo. Gli domando come mai abbia scelto me se il suo bar si trova tanto lontano e lui mi spiega che la sua cameriera mi conosce. Sono stupito, gli chiedo come si chiama questa cameriera e lui mi dice Clara, Clara Sampei e io riconosco che è la mia vicina e mi sento il cuore scoppiare perchè lei gli ha fatto il mio nome. Cercando di far sì che lui non se ne accorga, mi pulisco la mano sui pantaloni, quella che lui mi ha stretto. Questo uomo ha le mani tutte sudate. Vedo che mi guarda intensamente ma non penso si sia accorto che mi disgusta, e non voglio che se ne accorga perchè questa potrebbe essere l’occasione che aspetto da tempo. Mi chiede cosa è successo al mio pianerottolo, come mai è così malmesso e maleodorante e gli dico che è passata una baby gang durante la notte. Se becco quello che mi piscia sul pianerottolo lo ammazzo.

E’ mattino presto, vado al lavoro come al solito. L’architetto del primo piano mi fissa come sempre dalla finestra, stamattina sembra allegro però. E’ un uomo strano, eppure come questo vecchio edificio, mi attira proprio per la sua luce misteriosa, da un lato ho sempre avuto la curiosità di conoscerlo anche se dall’altro non uscirei mai con un uomo che non ha mai visto la luce del sole. Ma poi quella puzza sul suo pianerottolo… Questa mattina il mio unto capo non c’è e così posso gestirmi autonomamente le cose da fare. Nel pomeriggio faccio una pausa tanto i clienti non torneranno che dopo le quattro. Mi appoggio all’uscio del bar e fumo una sigaretta. Manco a dirlo, vedo il mio capo grassone avvicinarsi da in fondo alla strada. Butto la sigaretta e faccio per rientrare, poi noto che è accompagnato da qualcuno. Ad una prima occhiata si direbbe un uomo molto elegante, bel portamento, ha una ventiquattr’ore, dev’essere costosa. Poi guardo meglio ed è il mio vicino di casa, l’architetto del primo piano, il pantofolaio. Il mio primo pensiero è “che ci fa qui?”, il secondo, “è uscito di casa?”, il terzo, “non sembrava così affascinante…”

Luke corre dal quarto piano verso il portone dell’uscita mentre la mamma gli urla: “mi raccomando, rimani dove posso vederti! Ti controllo dal balcone!”. Oggi Luke aveva una visita medica e non è andato a scuola. “Sì, mamma!” le risponde il bambino, mentre continua a scendere i gradini di corsa. Sente la porta di casa propria chiudersi, la mamma è rientrata. Luke si ferma al primo piano e dice al suo amico immaginario Pablo: “facciamo la gara a chi riesce a raggiungere la pianta?”. Luke si appoggia al muro opposto a quello dove si trova la porta dell’architetto. Si tira giù la lampo dei pantaloni e poi dice: “Via!”. E mentre fa la pipì, cerca di centrare il vaso con la pianta che si trova sul pianerottolo dell’architetto. Senza accorgersene, cammina e finisce per colpire il muro accanto alla porta. “Quasi!” dice ridendo il bambino e Pablo ride. I due ridono e si mettono a correre per arrivare al portoncino ed uscire in cortile a giocare.

Il signor Propoli si avvicina alla finestra e guarda di sotto. Poi velocizzando il passo va al tavolino del salotto, prende gli occhiali da vista, li inforca e torna alla finestra, trotterellando per via dell’anca sbilenca. Sembra stupito. Si rimette a correre verso la cucina e nel mentre urla alla moglie: “cara, cara, l’architetto è uscito!”. La signora Propoli si sta lavando le mani perchè sta cucinando qualcosa che ha impastato poco prima e per via dello scroscio non sente niente. Come se non bastasse sta cantando una canzone, accompagnata dalle note che passano in radio, e muove lentamente il bacino, tentando di andare a tempo. Com’è romantica la signora Propoli, mentre balla e ripensa a quando il suo moroso era un giovane soldato che tornava dal militare, mentre ora è un vecchietto acciaccato con delle bizzarre manie. Il cane Argo le si avvicina alla gamba e le lecca affettuosamente uno dei suoi polpacci la cui pelle si è ormai ammorbidita. Suo marito la sorprende alle spalle dicendo: “ma mi hai sentito? Ho detto che l’architetto è uscito! La sua macchina non c’è!”. E la signora Propoli alza gli occhi al cielo.

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Charlie Foo

Autrice di due romanzi,"Seasons"(2017), "Fuga da Gardenia" (2020), e un saggio su Cenerentola (2022), Charlie ama l'avventura, i viaggi e la cioccolata calda. Ha fondato il sito CharlieFoo.it nel 2014.