2. Una pioggia incessante

di Charlie Foo |

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Il mattino seguente la casa era ancora illuminata dal sole, ma ci accorgemmo presto che il tempo sarebbe stato uguale alla giornata precedente e di certo non saremmo potuti andare al mare. La pioggia prese a battere forte contro i vetri, le nuvole oscuravano il cielo e invasero la casa di ombre e oscurità. Io e mio marito accendemmo la televisione mentre i bambini giocavano in camera. Non c’era nulla di interessante da vedere e stavo per appisolarmi, quando un’immagine mi fece venire il batticuore all’improvviso. “Guarda che ho trovato, mamma!” disse mia figlia Sarah con allegria. Lo stavo immaginando? Mi ero già addormentata? Mia figlia indossava un costume da pastorella, identico a quello nel quadro ovale del corridoio, bianco con nastri e cuciture rosa e il grazioso cappello ricamato sulla testa.

“L’ho trovato in un baule nell’armadio!” disse felice. “Guarda come mi sta bene!”

Mio marito sembrò non notare la somiglianza con quello del quadro o forse non diede alla cosa alcuna importanza. “stai bene tesoro!” le disse ridendo, “ma non è nostro, rimettilo dove l’hai preso” continuò. Poi si voltò verso di me, sgranò gli occhi e disse: “ma che hai? Ti senti bene? Sei pallida come un lenzuolo!”.

La sera trascorse lentamente. Continuavo a pensare alla somiglianza fra il quadro e il vestito trovato da Sarah e non smettevo di incupirmi. Pensai che probabilmente quella vecchia casa doveva essere stata abitata da qualcuno in passato e forse ai vecchi proprietari apparteneva anche quel vestito da pastorella. Cercai di dormire quella sera senza pensare a nient’altro e non riferii neppure le mie ansie a mio marito perché almeno uno dei due non perdesse completamente la ragione. Al mattino sentii una voce bisbigliare il nome di Sarah. Stavo ancora dormendo? Aprii gli occhi e cercai di ascoltare. Era reale. Qualcuno bisbigliava il nome di Sarah per la casa. Mi alzai in punta di piedi e percorsi il corridoio. Era ancora buio. Camminai piano e sentii ancora il nome di Sarah sibilato fra le stanze. Mi feci coraggio mentre i nervi mi si tendevano per la paura e la schiena si irrigidiva quando, d’un tratto, sbattei contro qualcuno. Urlai forte. Era un bambino. Sentendomi urlare, gridò a sua volta per lo spavento. Era mio figlio Thomas. Lo abbracciai. Piangeva. “Ma che fai?” gli domandai cercando di calmarmi.

“Non lo so, cercavo Sarah, è sparita!” mi disse.

Quello fu un giorno da dimenticare. Cercammo Sarah in lungo e in largo per la casa, ma non c’era da nessuna parte. Riuscimmo a mettere piede fuori di casa per cercarla solo al mattino, poi nel pomeriggio riprese il temporale, il cielo si riempì di tuoni e fulmini, e il vento ci impedì di portare avanti le ricerche a piedi. Prendemmo l’auto e cercammo per le strade vicino a casa, ma la pioggia batteva così furiosamente sui vetri che non si vedeva oltre il parabrezza. Rincasammo. Nell’appartamento non c’erano telefoni e i nostri cellulari, forse a causa del temporale, non avevano campo. Restammo in attesa di qualche idea. Quando la sera la tempesta si calmò, io e mio marito uscimmo ancora per cercare Sarah per le strade. Di lei non c’era traccia e non incontrammo neppure un abitante del posto.

Avevamo lasciato Thomas a casa da solo, raccomandandoci con lui perché non facesse entrare nessuno in casa e col pensiero che l’avevamo lasciato solo rientrammo ansiosi in casa a notte inoltrata. Appena entrati chiamammo forte: “Thomas!” ma lui non rispose. Dapprima non lo trovammo da nessuna parte, poi mio marito mi chiamò ad alta voce e disse: “è qui!”. La voce veniva dal cortile interno della casa. “Birbante! Ci hai fatto spaventare!” diceva cercando di mostrarsi allegro. Li raggiunsi in cortile. Da dietro alle spalle di mio marito intravidi Thomas e stava bene. Poi mio marito si spostò. “E quello dove l’hai trovato?” domandò mio marito al bambino.

“Non lo so, era sotto l’albero dei limoni” rispose Thomas. In braccio stringeva un cucciolo di barboncino.

Quella notte non chiusi occhio. Sdraiata nel letto, accanto a mio marito che dormiva un sonno agitato, restai in allerta e mi domandai dove fosse finita mia figlia e se mio figlio non corresse qualche pericolo per aver trovato un barboncino identico a quello nel ritratto ovale del corridoio. Il mio corpo non si rilassava e le orecchie erano tese per captare qualsiasi rumore insolito nella casa. Di quando in quando mi alzavo per controllare che Thomas stesse bene. Dormiva nel suo letto, tranquillo. Non era stato facile convincerlo ad andare a dormire dopo aver trovato un cane. L’avevamo convinto a lasciare il cucciolo di barboncino nel cortile interno, ma ora pioveva a dirotto, anche se il cielo aveva smesso di tuonare e iniziai ad impensierirmi per il cucciolo. Nonostante le inquietudini degli ultimi giorni mi avessero messa in agitazione, quello era pur sempre un cucciolo di cane che rischiava un malanno sotto alla pioggia battente. Non potevo essere così senza cuore. Andai a vedere dalla vetrata che affacciava sul giardino che fine avesse fatto il cucciolo. Stava sotto all’albero di limoni dal tronco contorto, seduto dritto, guardando verso di me con occhi vitrei e il pelo completamente zuppo. Aprii la porta finestra e lo feci entrare. Il cucciolo entrò in casa, si spruzzò via l’acqua di dosso, fece un paio di giri fra le mie gambe e poi si accucciò davanti alla porta finestra, chiudendo gli occhi. Prima di varcare la soglia, notai che il cucciolo riapriva gli occhi per guardarmi uscire dalla stanza. Un po’ inquieta, lo lasciai lì a sonnecchiare. Andai ancora una volta a controllare che mio figlio Thomas dormisse nel suo letto e poi tornai a dormire.

Rimasi del tutto sconvolta quando, svegliandomi al mattino, scoprii che anche mio figlio Thomas, così come Sarah, era sparito nel nulla.

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Charlie Foo

Autrice di due romanzi,"Seasons"(2017), "Fuga da Gardenia" (2020), e un saggio su Cenerentola (2022), Charlie ama l'avventura, i viaggi e la cioccolata calda. Ha fondato il sito CharlieFoo.it nel 2014.