5. Una lettera insanguinata

di Charlie Foo |

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Quando entrammo nella stanza, ci parve che l’oscurità fosse ancora più profonda di quella che regnava in casa. Il buio era solido e freddo e nella stanza si respirava odore di polvere e terra umida. Gli occhi ci misero qualche tempo ad abituarsi alle tenebre, poi finalmente iniziai ad intravedere qualcosa.

C’erano vecchi mobili, una poltrona di pelle, un tavolo pesante con sedie scure e polverose accatastate una sull’altra.  Alcuni quadri ammucchiati in un angolo, altri impilati su un comò antico. Poi li vidi. Ai piedi del comò, sdraiati sul gelido pavimento, c’erano i miei figli. In fondo alla stanza mi parve di vedere le sagome di altri bambini sdraiati ma forse non era che suggestione. Thomas e Sarah si davano la mano. Thomas era vestito con un pantalone giallo e un golfino rosso mentre Sarah indossava l’abito da pastorella. Sembrava che non respirassero. In fondo alla stanza, nel buio, mi parve di intravedere due sagome scure, come due adulti che ci fissavano nell’oscurità, ma cercai di ignorarli. Forse quelle due figure erano solo un’illusione della mia mente. Un’allucinazione. Tornai a concentrarmi sui bambini. Io e mio marito cercammo di portarli via di lì velocemente. Staccammo loro la mano e li portammo fuori dalla stanza uno alla volta trattenendo l’orrore e la pelle d’oca e senza ammettere a noi stessi che i bambini non stavano già più respirando. Quando fummo fuori, dimenticando la porta aperta, cercammo di rianimare i bambini. Sarah e Thomas avevano gli occhi chiusi e i volti pallidi, ma mi parve che fuori dalla stanza avessero ricominciato a prendere colore in viso. Sarah stringeva una palletta di carta insanguinata fra le dita. Gliela tolsi dalle mani, la srotolai e la lessi. C’era scritto: “Siamo stati uccisi nella nostra casa per il volere di ingiusti parenti assetati di denaro. Noi non possiamo tornare ma i nostri due bambini uccisi in questa dimora in quest’anno non saranno mai soli. Qui giaceranno i corpi delle anime innocenti che faranno compagnia ai nostri sfortunati bambini. La prossima volta che vi sentirete disposti a uccidere per rubare l’eredità di qualcuno, assicuratevi che il patrimonio non sia maledetto per l’eternità”.

Mentre leggevo ad alta voce queste parole, sentii un brivido corrermi lungo la schiena. Appallottolai di nuovo il foglio di carta insanguinato per gettarlo nella stanza, ma notai che le due figure nell’oscurità parevano essersi avvicinate alla porta. Rimasi gelata per un momento. Mio marito mi diede una scossa guardandomi smarrito. D’improvviso ritrovai la lucidità: scagliai con forza la carta nella stanza e corsi a richiudere a chiave la porta. Le mie mani tremavano e sentivo un brivido freddo scorrermi lungo la schiena. Finalmente riuscii a girare la chiave nella toppa e sentimmo il suono della serratura che scatta. Quella stanza maledetta era di nuovo chiusa.

Solo in quel momento, come risvegliatisi da un incubo, i bambini ripresero a respirare con violenza, come se fossero appena usciti da un’apnea troppo lunga. Io e mio marito ci abbracciamo forte. I bambini stavano bene! Li alzammo dal pavimento, Sarah e Thomas sembravano confusi. Andai nella stanza dei bambini per prendergli un cambio e togliergli quegli abiti sinistri di dosso. Passai davanti alla porta finestra del cortile interno e mi parve che il cucciolo di barboncino fosse sparito e solo allora mi accorsi l’alba era sopraggiunta. Il chiarore del cielo mi restituì un poco di quiete. Ad ogni modo non mi curai più di tanto dell’alba. Presi i vestiti per Sarah e Thomas nella loro stanza. Mi accorsi che nella stanza non c’erano più tutti gli abiti che avevo tirato fuori dall’armadio alla ricerca della chiave. Feci finta di non vedere e tornai dai bambini per farli cambiare. Feci le valigie in fretta e furia quel mattino e prima che il sole fosse alto nel cielo, io e la mia famiglia eravamo già fuori da quelle mura inquietanti. Ci mettemmo presto in macchina per fuggire da quella casa maledetta, ma proprio mentre stavamo per mettere in moto, vedemmo la proprietaria di casa arrivare con un mazzo di chiavi in mano e una famiglia con le valigie appena arrivata in paese. La proprietaria portava nuovi ospiti nella casa ma… come sapeva che stavamo andando via? In realtà avevamo diritto alla casa per altri due giorni! Mi si riempirono gli occhi di lacrime. Quella donna sapeva.

La proprietaria ci passò accanto e non si accorse neppure di noi. Probabilmente per lei dovevamo già essere morti e sepolti da qualche parte negli abissi dell’Inferno. Aspettai che ci superasse, poi dissi a mio marito di accostare con la macchina affianco alla famiglia – padre, madre e due bambini – che seguiva la proprietaria sul marciapiede a una ventina di metri di distanza.

Abbassai il finestrino: “Non entrate in quella casa!” dissi loro a mezza voce con occhi stralunati. “È maledetta!”.

Il padre dei bambini si appoggiò col gomito al mio finestrino e mi disse in tono brusco: “non so chi lei sia, signora, e neppure mi interessa, ma non lascerò che spaventi la mia famiglia in questo modo! Noi non crediamo nei fantasmi! Buona giornata!”. Sentii l’uomo allontanarsi dalla macchina ridendo. La proprietaria invitò con un gesto della mano quella nuova famiglia ad accomodarsi nella loro casa vacanze dando avvio ad un nuovo giro di vite nella casa maledetta, mentre alcune nuvole scure iniziavano ad affollarsi nel cielo trasformandolo in una cupola di piombo.


Charlie Foo

Autrice di due romanzi,"Seasons"(2017), "Fuga da Gardenia" (2020), e un saggio su Cenerentola (2022), Charlie ama l'avventura, i viaggi e la cioccolata calda. Ha fondato il sito CharlieFoo.it nel 2014.