Subito dopo Achmatova ecco un poeta vivente, l’italiano Guido Oldani. È un poeta della linea lombarda di Luciano Anceschi, è l’iniziatore del Realismo Terminale e la sua opera risuona in campo internazionale, ma io vi do altre 3+2 ragioni per amarlo.
1. Una vita sulla strada
Guido Oldani è vivo, «e in discreta salute», aggiunge con ironia. Accoglie con gioia chi lo cerca. Abita alle porte di Milano in un comune attraversato dai treni. La sua via è vicina alla stazione, il suo appartamento al pianterreno dà direttamente sulla strada.
«Da giovane sfidavo a braccio di ferro i camionisti» racconta. «Perché avevo il physique du rôle, ma perché amavo la vita sulla strada. La gente che la frequentava mi riconosceva come uno di loro».
E tra i classici che consiglia di amare c’è On The Road di Jack Keruac: «Il fondatore dell’avanguardia americana è lui», dichiara. «Mi piace chi è fragile, chi ha un contatto con dio, e chi va fino in fondo»: professione di spiritualismo e di realismo insieme, come nei suoi versi.
fa stupore l’anarchico e rispetto,
lo lanciano gli addetti sul selciato
come una intatta tegola dal tetto.
non lo vogliono in questo mondo marcio
perché temono che lo disinfetti.
ma la sua impronta più non si cancella,
lui cometa unì finestra e strada,
ora quaggiù fra i piedi è questa stella.
(inedito di Guido Oldani, dicembre 2022,
in via di edizione per Interlinea)
2. Testi di -12 righe
«Oggi non puoi impegnare il lettore con lunghe poesie. Oggi leggono in pochi e chi legge, legge poco» pensa Oldani; «meglio essere semplice e breve», e lo ribadisce spesso.
La sua idea è scrivere testi con meno di dodici versi. E i suoi testi realisti terminali sono composizioni di sette-dieci righe. Le strutture del sonetto e dell’ottava, alleggerite al carico essenziale.
3. Ha scoperto il nome della nostra epoca
Cosa significa realismo terminale? L’espressione la coniò Guido Oldani nell’anno 2000, con l’intuizione che diede nuovo corso alla sua opera.
Realismo terminale è un manifesto. E un movimento, senza dubbio popolato da artisti, imprenditori, professionisti d’Oriente e d’Occidente. E suscita polemica. Ma non è solo questo.
Realtà terminata
La definizione realismo terminale contiene il nome della nostra epoca. Di questo presente — non solamente europeo, non solamente umano — in cui la realtà non è popolata dal rapporto tra la natura e l’essere umano; rapporto arrivato al suo termine, per parlarne con Celan.
Rottura con il Novecento, secolo interminabile? Sì. E Oldani lo dichiara espressamente. Ma non è urbanesimo e basta. È accatastamento di persone: milioni di individui, provenienti da centinaia di popolazioni diverse, convergono nelle città. La metropoli è una pandemia abitativa. E lo spazio vitale della persona è occupato non più dalla natura organica, ma dall’ammassamento di oggetti.
Un habitat di oggetti
Gli oggetti formano il nuovo habitat dell’umanità terminale. Con sensibilità Oldani si sofferma sull’invasione caotica degli oggetti, sulle relazioni che gli oggetti tessono con la persona; possedendola, viziandola, sostituendola, vivendola.
E quale poesia parla di oggetti se non una poesia terminale, profeta del rapporto finito tra umano e natura, tra umano e umano, tra natura e natura stessa?
Ma la poesia terminale offre un prezioso strumento di conoscenza: la similitudine rovesciata, che crea le nuove corrispondenze tra l’oggetto e il poetico. È come se la nuova similitudine ridesse respiro alla cosa umana, liberandola dal rapporto fatale con l’oggetto. Liberazione possibile finché — per parlarne con Leopardi — dura l’effetto del verso.
Una poesia inedita di Oldani in esclusiva per Charlie Foo
CLICCA QUI per scaricare l’inedito che Oldani ha voluto regalare al pubblico di Charlie Foo!