Prima di andare a dormire

di Charlie Foo |

Splendeva il sole il giorno in cui la donna più bella dell’India incontrò Akbar, l’uomo che secondo la leggenda non aveva mai pianto. I due si incontrarono in un frutteto, l’aria era secca, lei si bagnò le labbra con la punta della lingua e lui non riuscì più a togliersela dalla mente.

Per giorni Akbar girò la città cercando informazioni su di lei fino al giorno in cui scoprì dove la ragazza alloggiava. Un giorno finse di incontrarla per caso e con parole d’amore riuscì a conquistarla e a condurla a palazzo. Tanto fu lo stupore di lei quando scoprì che l’uomo che con tanto impegno aveva espugnato il suo cuore, non era niente meno che il principe di Delhi. Lui la chiese in sposa e le nozze furono incantevoli.

Una notte, Akbar vide la sposa dedicarsi alla lettura di un libro e le chiese di leggergli la frase più bella. Lei recitò:

“Un viaggiatore inesperto attraversa montagne sassose e fiumi argentei e invidia colui che possiede più gioielli. Il viaggiatore saggio invece, sa attraversare la propria mente e ama le foreste di pensieri. Costui invidia solo chi è più ricco nello spirito e colui che possiede una biblioteca più fornita”

Quelle parole colpirono tanto Akbar che egli si impegnò per far allargare la biblioteca del palazzo (già molto vasta in effetti grazie alla sua ricca dinastia). A corte si vociferava che il sultano fosse impazzito: ordinava da ogni parte del mondo dei nuovi libri, richiedendo che fossero tradotti nella sua lingua e in altre cento a lui sconosciute; passava intere giornate nella biblioteca del palazzo sfogliando volumi, accarezzandone i dorsi sugli scaffali o annusando il profumo della carta. Ogni sera, domandava alla sua tanto amata moglie di leggere qualcosa per lui. Lei gli leggeva passaggi da mille libri, a volte nuovi, appena tradotti dai linguisti del palazzo, sempre, prima di andare a dormire: in questo modo, gli addolciva il ricordo della giornata appena trascorsa e accompagnava il suo sposo in un sonno ricco di sogni maestosi. Lui non si addormentava mai prima della fine del passaggio letto dalla moglie; attendeva che lei finisse e solo allora le aggiustava le coperte e le augurava la buonanotte.

Il sultano e la moglie si amavano teneramente ed erano visti da tutti i sudditi come il simbolo dell’amore vero. Un giorno però lei rimase incinta e, poco dopo il parto, un’ostetrica spiegò al sultano Akbar che la moglie era in fin di vita e che richiedeva la sua presenza. Il sultano corse accanto alla moglie che gli domandò di leggerle un brano del libro che lei stringeva fra le mani. Lui prese il libro, ne accarezzò la copertina, poi abbassò la testa, sconfitto.

“La verità, mia adoratissima moglie, è che non so leggere…” disse infine il sultano. Lei prese da dentro al libro un foglietto su cui aveva scritto qualcosa e glielo porse, poi sorrise per l’ultima volta e addormentandosi dolcemente, morì.

Il sultano Akbar era inconsolabile tuttavia era detto anche l’uomo che non aveva mai pianto, e infatti non versò una lacrima e si chiuse nelle sue stanze col proprio dolore. Solo il passare delle stagioni, placò il risentimento del suo cuore addolorato e la rabbia lasciò il posto alla rassegnazione. Egli conservò per anni il foglietto, incapace di leggerlo. Non poteva rischiare che si sapesse che non sapeva leggere. Non poteva confidarsi con nessuno. Chi avrebbe più preso sul serio un re analfabeta? Cercò di dimenticare il biglietto che la sposa gli aveva lasciato. Non avrebbe mai saputo cosa c’era scritto perché non avrebbe potuto chiedere a nessuno di leggerlo per lui. Nel sorriso della piccola figlia che cresceva di giorno in giorno però, il sultano iniziò a rivedere la bellezza della sposa che gli era stata rubata, e dedicandosi a lei, cercava di consolare il proprio dolore. Un giorno, la piccola principessa che giocava nella camera del re, frugò in un cassetto e vi trovò un vecchio foglio ingiallito. Era il biglietto che Akbar aveva trovato nel libro mentre la moglie, in punto di morte lo guardava con tenerezza. Il re cercò lo sguardo della figlia per ammonirla ma lei non lo vide e senza pensarci su, lesse ad alta voce:

“Ho sempre saputo che non puoi leggere, ma permettermi di aiutarti e di arricchirti è stato per me un grande onore. Non vergognarti delle tue debolezze: hai coltivato la cultura come un fiore ed ora la tua biblioteca è un meraviglioso giardino. Ti amerò per l’eternità”.

Il sultano immaginò le labbra della sposa perduta pronunciare con dolcezza quelle parole ed il suo cuore avvampò all’improvviso. Lei aveva sempre saputo. Si sentiva infinitamente sollevato da quel macigno che credeva di aver sempre portato da solo, e lusingato per quell’amore incondizionato che non sentiva di aver meritato per aver nascosto così a lungo il proprio segreto. Lacrime calde infine, iniziarono a scorrere lungo le sue guance: Akbar, l’uomo che secondo la leggenda non aveva mai pianto, piangeva.

Quella sera stessa, il sultano diede ordine che la biblioteca del palazzo divenisse aperta al pubblico, perché il profumo del suo giardino inebriasse tutti a Delhi: le parole di una viaggiatrice saggia gli avevano indicato la via.


Charlie Foo

Autrice di due romanzi,"Seasons"(2017), "Fuga da Gardenia" (2020), e un saggio su Cenerentola (2022), Charlie ama l'avventura, i viaggi e la cioccolata calda. Ha fondato il sito CharlieFoo.it nel 2014.