La notte degli Oscar… e vissero tutti felici e scontenti

di Oskar |
Le premesse

Come in tutte le premiazioni che si rispettino, le polemiche sono all’ordine del giorno e le scelte della giuria non possono accontentare in toto l’esigente pubblico. Figuriamoci quando ad essere premiati sono i film che ci hanno accompagnato per tutto il 2019: la famosa Academy, incaricata di premiare i film in gara, ha l’onere e l’onore di scontentare attori, registi e fan… solitamente riuscendoci con successo.

Il bello però è proprio questo: l’assegnazione degli Oscar porta a dibattiti, scambi di opinioni, fine di amicizie, musi lunghi e qualche rissa nel peggiore dei casi! Scherzi a parte, cerchiamo di analizzare questa notte piena di sfarzo, dando un po’ di voti e giudizi ai protagonisti che hanno ricevuto (giustamente o meno) l’ambitissima statuetta dello zio Oscar.   

Miglior film: Parasite
Voto: 8

Insieme a Joker e 1917, Parasite era in corsa per la vittoria più prestigiosa, quella che consacra il film e lo trasporta direttamente nell’Olimpo della storia del cinema. Intendiamoci, fossero stati premiati gli altri due favoriti non ci sarebbe stato nulla da obbiettare. Troppo lontani invece gli altri sei film in lizza* per poter sperare di vincere la statuetta come miglior film.

*(Le Mans 1966, Jojo Rabbit, The Irishman, Storia di un matrimonio, C’era una volta… a Hollywood, Piccole donne)

Miglior regia: Bong Joon-Ho
Voto: 7,5

La difficile scelta del miglior regista era ristretta ad alcuni favoriti. Maestri della cinepresa quali Tarantino, Scorsese, Bong Joon-Ho, Mendes e Phillips si contendevano il premio che esalta giustamente l’orgoglio di qualsiasi regista. Dalla disputa è emerso il sudcoreano Bong Joon-Ho con Parasite, lasciando gli illustri colleghi con l’amaro in bocca, soprattutto Sam Mendes e il suo strepitoso piano sequenza di  1917. Come direbbe Woody Allen… “Provaci ancora Sam.”

Miglior attore protagonista: Joaquin Phoenix
Voto: 10

Acclamato dalla stragrande maggioranza del pubblico, Phoenix è stato premiato per la sua maiuscola e memorabile interpretazione di Joker. L’attore nato a Porto Rico è dimagrito più di 20 kg per potersi immedesimare al meglio nel ruolo dello sconsolato pagliaccio, futuro nemico giurato di Batman. “Ho regalato a Joker tutta la mia pazzia”, così Phoenix riassumeva la sua performance in un’intervista di qualche mese fa. Quella lucida pazzia che gli ha consegnato di fatto l’Oscar più meritato di tutta la serata.

Miglior attrice protagonista: Renée Zellweger 
Voto: 7,5

Brava Renée, non era facile scrollarsi di dosso l’onnipresente etichetta di Bridget Jones. Già vincitrice di un Oscar per Ritorno a Cold Mountain, l’attrice texana ha concesso il bis, stavolta come attrice protagonista. Pur riconoscendo la straordinaria somiglianza con la mitica Judy Garland, la Zellweger ha beneficiato della grandezza artistica della Garland, un’icona statunitense che, quando è possibile, l’Academy tende patriotticamente a premiare.

Miglior attore non protagonista: Brad Pitt
Voto: 5

Grande attore, versatile, affascinante, intrigante, da sposare… ma, ahimè, la statuetta per C’era una volta… a Hollywood non se la meritava. La giuria ha deciso di premiare Pitt per la sua normale recitazione nel film di Tarantino come spalla di Di Caprio, forse presumendo (a torto) che non ci possano essere altre occasioni di aggiudicarsi l’Oscar per il biondo attore di Seven e Fight Club. Certo, non si può parlare di furto, però, con tutto il rispetto per il buon Brad, le recitazioni di Pesci, Pacino e Hopkins erano decisamente di un altro livello.

Miglior attrice non protagonista: Laura Dern
Voto: 6,5

La figlia di Bruce Dern conquista finalmente un Oscar sulle tre nomination ricevute in quasi quarant’anni di carriera. In Storia di un matrimonio l’attrice affianca brillantemente Adam Driver e Scarlett Johansson, nel ruolo dell’avvocato-squalo che oggettivamente le ha calzato alla perfezione. Complici interpretazioni poco convincenti delle altre attrici non protagoniste, la Dern ha portato a casa la sua prima statuetta quasi senza competizione, ma non per colpa sua.

Il bilancio

Vincitore assoluto, ovviamente, Parasite. La rivelazione dell’anno si è aggiudicata ben quattro Oscar sulle sei nomination ricevute, un risultato al di là delle aspettative. Piccola chicca: nella vittoria di Parasite c’è anche una minima percentuale di Italia, dal momento che nella colonna sonora del film risuona In ginocchio da te dell’intramontabile Gianni Morandi.

Joker forse poteva ragionevolmente sperare in qualche riconoscimento anche tra le categorie minori e invece si deve accontentare dell’Oscar per la stupenda e angosciante colonna sonora (oltre al premio per miglior attore protagonista). Resta comunque, insieme a Parasite, il prodotto cinematografico di maggior spessore artistico del 2019 (e non solo).

Tra i quasi soddisfatti possiamo inserire 1917, il film ambientato durante la Grande Guerra: dieci nomination ricevute e tre statuette vinte (fotografia, sonoro, effetti speciali). Non male per un film di guerra che comunque avrebbe meritato anche un paio di Oscar in più.

Per ultimo, ma non ultimo, gode tutto ciò che ruota attorno a Hollywood. Finalmente la più ricca e sfavillante rassegna del cinema mondiale ha proposto al pubblico una serata zeppa di attori e registi celeberrimi, come non accadeva da tanti, troppi anni.

D’altra parte ci sono i grandi delusi della serata californiana: Scarlett Johansson, The Irishman e, purtroppo, Netflix.

Andiamo con ordine: l’attrice concorreva addirittura in due categorie, come attrice protagonista (Storia di un matrimonio) e non protagonista (Jojo Rabbit). Per sua sfortuna ha trovato nella Zellweger la rivale peggiore che le potesse capitare. Peccato, perché dopo anni di battaglie nei panni delle Vedova Nera degli Avengers, la Johansson aveva seriamente la chance di agguantare un Oscar, soprattutto per il ruolo della madre confusa e fragile di Storia di un matrimonio (film molto consigliato).

A livello di film, il “loser” degli Oscar 2020 è certamente The Irishman. Nessun premio per l’epico racconto di Scorsese a fronte di ben dieci nomination di partenza. Un flop inaspettato che probabilmente mette fine ad un’epopea storica destinata ad essere superata.

Terzo sconfitto, a mio avviso, è Netflix: sembra proprio che la società americana abbia subìto un trattamento di sfavore. È vero che Storia di un matrimonio, The Irishman e I due papi (altro film da vedere!) sono stati annoverati tra i possibili vincitori di Oscar, eppure, su diciannove nomination totali, i tre film hanno portato a casa la pochezza di una sola statuetta (Laura Dern). La “guerra” tra la tradizionale e confortevole sala cinematografica e l’accesso senza limiti a internet si prospetta molto lunga e logorante. Alla prossima sfida!


Oskar

Cineamatore convinto, Oskar pensa che ogni pellicola abbia un potenziale da non sprecare. I suoi veri cult però sono pizzoccheri e polenta taragna.